Ciclismo

Pogacar, la prima sa di beffa. Non è un Giro così scontato

Il fuoriclasse sloveno ci prova ma chiude terzo nella volata La maglia rosa è di Narvaez. Miglior italiano Conci, quinto

Pogacar, la prima sa di beffa. Non è un Giro così scontato

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Torino - Nel giorno degli Invincibili, Tadej Pogacar ne esce vinto. È questa la sorpresa, il verdetto del Giro 107 che per un sentire comune era già scritto, scontato e banale, persino prevedibile. Come si fa a battere lo sloveno? Chiedetelo a Jonathan Narvaes, campione nazionale dell'Ecuador, compagno di squadra di Filippo Ganna e Geraint Thomas, che gli resiste sul colle della Maddalena e poi si prende la briga e la soddisfazione di battere Taddeo in una volata a tre, rilegando il numero uno del ciclismo mondiale al terzo posto.

Tappa e maglia per l'ecuadoriano Narvaez, che sul traguardo di Torino batte il tedesco Maximilian Schachman e il favoritissimo fuoriclasse sloveno sul traguardo della prima tappa. Taddeo non si fa pregare. Non attende e non gioca di rimessa. Non fa il ragioniere come molti vorrebbero che facesse, ma fa la corsa, come suo uso e costume. Lui è un campione e i campioni non contano le pedalate, tutt'al più le vittorie, che questa volta però non arriva. «Ci è mancato qualcosa ammette Fabio Baldato, tecnico dello sloveno alla Uae Emirates -. Ad un certo punto Tadej è rimasto da solo, quando un paio di elementi sarebbero dovuti restare con lui». E lui, lo sloveno? Non fa drammi: «Le corse sono anche così, domani (oggi per chi legge, ndc), ne capiremo di più».

Taddeo mette alla frusta il gruppo sin dalla salita del Colle Maddalena, e fa la selezione: a 3 chilometri dall'arrivo, sullo strappo di San Vito (1400 metri con punte al 16% di pendenza), tra due ali di folla in tripudio lo sloveno accelera una, due, tre volte, ma quei due gli restano saldamente a ruota. «È stata una salita dura e brutale: è stato terribile tenere il ritmo di Pogacar. Questa maglia è un'emozione speciale», dice il 27enne ecuadoriano già vincitore della tappa di Cesenatico nel 2020. L'Ecuador fa ancora festa, dopo Richard Carapaz al Giro 2019 e il titolo olimpico a Tokyo 2021. Primo italiano al traguardo Conci, quinto a 10, in un gruppettino con Caruso e Tiberi. Bene, molto bene anche un altro italiano, un bimbo della premiata ditta Bruno e Roberto Reverberi, Giulio Pellizzari, il più giovane in Giro, capace di restare per un po' con il suo idolo Pogacar: «Ho provato a seguirlo più con il cuore che con le gambe», ammetterà alla fine. Oggi seconda tappa e primo arrivo in salita: San Francesco al Campo (Torino)-Santuario di Oropa (Biella), km 161. Qui l'impresa di Marco Pantani al Giro 1999, con 49 corridori rimontati dopo un salto di catena a inizio salita. Taddeo è ferito nell'orgoglio e ha la possibilità di riprendersi ciò che ieri gli è stato tolto.

Si attendono imprese o altre sorprese.

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