Coronavirus

Variante Gryphon, è ancora incubo Cina. E l'Italia si blinda. "Test in aeroporto"

Sembra un ritorno al futuro con la DeLorean DMC-12 di Doc e Marty programmata ad appena tre anni fa

Variante Gryphon, è ancora incubo Cina. E l'Italia si blinda. "Test in aeroporto"

Sembra un ritorno al futuro con la DeLorean DMC-12 di Doc e Marty programmata ad appena tre anni fa. È di nuovo la Cina a preoccuparci come alla fine del 2019, quando per la verità le notizie di questo nuovo virus in arrivo da Wuhan ci sembrava un pericolo lontano e fantascientifico. La storia ci avrebbe insegnato il contrario.

Oggi la Cina è ancora alle prese con il Covid-19, e anzi la situazione assomiglia lugubremente al «momento zero» di diffusione di quello che inizialmente chiamavamo Coronavirus. Il fatto è che Pechino scelse una soluzione drastica al diffondersi dei primi contagi: un lockdown rigidissimo e poliziesco, imposto a centinaia di milioni di cittadini inseguendo l'utopia del «Covid Zero». Una strategia che ha avuto il pregio di tenere a bada il virus ma di affossare al contempo la seconda economia della Terra. Quando le proteste hanno scosso l'enorme Paese minando come mai accaduto il consenso attorno al presidente Xi Jinping, questi si è trovato costretto ad ammorbidire le rigide misure di contenimento. E visto che la gran parte dei cinesi non aveva sviluppato anticorpi nei confronti del virus e visto che i vaccini made in Peking si sono rivelati scadenti, un miliardo e mezzo di cinesi è di fatto quasi disarmato nei confronti del Covid-19 e della sottovariante XBB.1.5 o «Gryphon».

Così, malgrado il governo cinese continui ad asserire che la situazione epidemiologica nel Paese è «sotto controllo» (parole del portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin) e che il picco dell'epidemia è già alle spalle e la vita produttiva e personale sta gradualmente tornando alla normalità, quasi 250 milioni di persone, il 18 per cento della popolazione, sono risultate positive al Coronavirus nelle prime tre settimane di dicembre. Non solo: obitori allo stremo e lunghe file ai pronto soccorso degli ospedali. Malgrado questo la National Health Commission cinese ha annunciato che smetterà di pubblicare i casi giornalieri di positivi al Sars-CoV-2. E Pechino ha annunciato che dall'8 gennaio riaprirà i suoi confini ed eliminerà la necessità della quarantena. Il tutto con l'incognita del Capodanno lunare, che il 22 gennaio indurrà 300 milioni di cinesi a muoversi per il Paese tra metropoli e piccoli centri della provincia. Secondo Wang i media occidentali hanno «deliberatamente esagerato o addirittura distorto l'adeguamento nella politica cinese di prevenzione e controllo dell'epidemia, evitando di parlare del prezzo elevato che il Paese ha pagato per la prevenzione».

Fin qui si tratterebbe di un problema interno, anche se interno al più popoloso Paese della Terra. Ma il fatto è che con il nuovo anno i cinesi che voranno andare in vacanza all'estero potranno richiedere il passaporto, cosa impossibile dall'inizio della pandemia se non per viaggi d'affari o di studio. Una circostanza che preoccupa l'Occidente.

In Italia gli aeroporti si attrezzano. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha disposto con un'ordinanza «tamponi antigenici Covid 19 obbligatori, e relativo sequenziamento del virus, per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia». A Fiumicino e Malpensa già da qualche giorno sono tornati i tamponi per i passeggeri che arrivano dalla Cina. Nell'aeroporto lombardo quasi un passeggero su due tra quelli che il 26 dicembre sono atterrati dalla Cina è risultato positivo al Covid. «Abbiamo attivato la procedura per il sequenziamento», dice l'assessore al Welfare della Lombardia Guido Bortolaso.

Uno sforzo forse inutile, se è vero che la gran parte delle persone che arrivano dalla Cina (il 95 per cento) non lo fa direttamente ma facendo scalo in un aeroporto straniero Il «problema Cina va affrontato con tempestività e coesione internazionale», si legge in un documento dello Spallanzani di Roma.

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