Politica internazionale

Tajani: "L'Europa non sia tremebonda. Le divisioni non ci fanno bene"

Il ministro: "Pronti a una missione di pace per lo Stato palestinese"

Tajani: "L'Europa non sia tremebonda. Le divisioni non ci fanno bene"

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Tajani: "L'Europa non sia tremebonda. Le divisioni non ci fanno bene"

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Dai giornalisti della Stampa Estera Antonio Tajani viene invitato come grande esperto d'Europa, per i suoi 30 anni d'esperienza ai vertici di Parlamento e Commissione, oltre che come vicepremier, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia. Ad un mese dal voto di giugno lui raccomanda: «Confrontiamoci sui programmi elettorali, non discutiamo di gossip o di fatti fuorvianti. Noi, come Fi e Ppe, faremo così. L'Europa deve cambiare per contare di più, politicamente oltre che economicamente. Abbiamo bisogno di più forti capacità decisionali perchè siamo troppo tremebondi e aspettiamo di seguire gli Usa».

Tre punti Tajani indica come imprescindibili. Primo. Nelle riforme delle istituzioni europee bisogna cominciare dal parlamento che, esempio unico, non ha iniziativa legislativa. Secondo. Bisogna cambiare il sistema di voto del Consiglio per arrivare ad una maggioranza qualificata, altrimenti si blocca l'Europa. Terzo. La difesa comune, vecchio punto dei padri fondatori, sempre bloccato dalla Francia. «Essere divisi non ci fa bene - dice il ministro - Non abbiamo il peso che potremmo avere nel mondo, come abbiamo visto sulle direttive green».

Tajani risponde alle domande dei corrispondenti stranieri. Nega, a proposito della difesa comune europea, che si pensi a ripristinare l'obbligo della leva, tra l'altro molto costoso. «Semmai, si discute di riservisti da richiamare in caso d'emergenza». A proposito della guerra in Ucraina, il titolare della Farnesina ribadisce che l'Italia «non è in guerra con la Russia, ma difende il diritto all'autodeterminazione dell'Ucraina e ha sempre fornito armi non offensive ma atte a fermare l'attacco russo». Paradossalmente, una giornalista turca solleva la questione della libertà di stampa nel nostro Paese, con lo sciopero dei giornalisti della Rai definita «megafono del governo». Qui Tajani ricorda che da giovane se ne andò dalla Rai perchè «si faceva tesseramento militante per il Pci al Gr1, dove lavoravo». Oggi, invece: «Non vedo una situazione lesiva della libertà dei giornalisti nè una penalizzazione di chi la pensa come l'opposizione».

La questione dell'attacco di Hamas e della reazione di Israele la solleva un giornalista algerino. «Tutti i paesi del mondi arabo - dice Tajani- hanno un ruolo fondamentale per la pace in Medio Oriente e nell'area subsahariana. Noi lavoriamo per uno Stato palestinese (non governato da Hamas ma dall'Autorità nazionale palestinese) che riconosca Israele e così viceversa. Siamo disponibili ad inviare truppe italiane sotto l'egida dell'Onu per una missione di pace a guida araba quando si avvierà il processo». Poi il ministro riconosce oggi «un peggioramento nelle trattative, non c'è accordo sui contenuti e minacce di attacchi incrociati».

Una corrispondente spagnola ricorda la dichiarazione di Giorgia Meloni su un'alleanza di destra in Europa, escludendo il Pse. «Per me- dice il vicepremier- l'alleanza ideale è quella tra popolari, liberali e conservatori, che ho guidato nel 2017 e mi ha portato alla presidenza del parlamento europeo.

Poi, bisognerà vedere i risultati del voto, ma è impossibile un'alleanza con partiti come l'Afd perchè i nostri valori sono alternativi».

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