Politica estera

Pace e sanzioni da evitare, la Cina in missione

Qin Gang in Europa per il dialogo. Bruxelles valuta la messa al bando di 7 aziende

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Il Dragone ritrae gli artigli, ripone i discorsi felpati delle ultime settimane e cerca di rassicurare tanto gli Stati Uniti quanto l'Ue sulle buone intenzioni del regime comunista: lavorare per lasciarsi alle spalle la scia della guerra in Ucraina nel più breve tempo possibile e salvare soprattutto gli interessi economici. Pechino considera anzitutto imperativo stabilizzare le relazioni sino-americane dopo il congelamento (vedi la missione in Cina di Antony Blinken, saltata a febbraio dopo la vicenda del pallone spia).

L'ipotesi di un disgelo è maturata dopo l'incontro tra Qin e l'ambasciatore americano a Pechino Nicholas Burns. C'è l'impegno a «espandere la comunicazione ad alto livello». E ieri, a Cbs News, anche l'ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger si è detto certo che entro fine anno ci saranno «negoziati reali» sull'Ucraina grazie alla mediazione di Pechino.

Ma il Dragone non rinuncia, in questa fase di attivismo, a mettere in guardia l'Ue da mosse azzardate: da azioni che per il portavoce della diplomazia cinese Wang Wembin «minerebbero seriamente fiducia reciproca e cooperazione». Fonti di Bruxelles ieri hanno infatti svelato che la Commissione sta lavorando a un nuovo pacchetto di sanzioni anti-Russia, l'undicesimo. Un testo, ancora tutto da concordare, che per la prima volta si concentrerebbe sul contrasto alla triangolazione, mettendo nel mirino 7 aziende cinesi tra cui 3HC Semiconductors, King-Pai (già sottoposte a sanzioni Usa), e Sinno Electronics e Sigma (società con sede a Hong Kong colpite dal Tesoro americano).

Bruxelles ha finora evitato di punire Pechino, spiegando che niente prova la fornitura diretta di armi a Mosca: certi componenti elettronici sono però in un cono d'ombra. Sempre in chiave distensiva, Biden un mese fa ha ammesso che la linea rossa delle armi non era stata infranta. Ma Washington ha comunque aumentato le pressioni sull'Ue affinché seguisse l'esempio Usa su società hi-tech che aiutano Putin a stare a galla.

Bruxelles «non dovrebbe commettere errori - tuona Wembin - o Pechino sarà costretta a proteggere con forza i suoi diritti e interessi». Eric Mamer, portavoce dell'esecutivo Ue, cerca di stemperare l'idea di sanzioni, che alcune cancellerie Ue (Berlino e Parigi in primis) considerano un ostacolo a giorni di trattative centrali per i negoziati: «Vogliamo solo evitare che i beni prodotti nell'Ue la cui esportazione in Russia è vietata trovino una strada per arrivare al suo complesso militare-industriale», dice Mamer.

Sul chi vive, ieri è partita quindi la missione europea dell'incaricato di Pechino, Qin Gang: 5 giorni con tappe in Norvegia, Germania e Francia. In un gioco di scacchi in cui ognuno è costretto a sacrificare qualcosa, la missione di Qin in Europa è un ulteriore invito a Bruxelles, a non schiacciarsi su Washington. Ma Qin è pure lo stesso che il 7 marzo chiedeva «perché gli Usa dovrebbero esigere che la Cina si astenga dal fornire armi alla Russia quando vende armi a Taiwan?». Insomma, i dubbi sulle reali intenzioni cinesi restano.

L'Europa, pur sapendo che "buchi" nelle sanzioni ci sono, potrebbe assecondare l'approccio del fedelissimo di Xi. Riassume l'Alto rappresentante Ue Borrell: "Noi europei dobbiamo avere il nostro modo di rapportarci con la Cina, anche se siamo più vicini agli Usa". C'è tempo fino al 12 maggio per non vanificare gli sforzi.

E trovare una quadra (magari al ribasso) per contrastare la pratica con cui Paesi extra-Ue fanno da ponte per prodotti banditi andando a inficiare lo sforzo europeo per indebolire Mosca.

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