Politica estera

Niger, l'Ecowas. "Attacco subito". Ma i golpisti: Bazoum muore

I negoziati restano sullo sfondo, una delle ultime velleità occidentali in Niger. I Paesi dell'Africa occidentale (Ecowas) rompono gli indugi. E fanno risuonare le armi

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I negoziati restano sullo sfondo, una delle ultime velleità occidentali in Niger. I Paesi dell'Africa occidentale (Ecowas) rompono gli indugi. E fanno risuonare le armi. Il vertice di Abuja ha approvato l'intervento militare «il prima possibile», per rimuovere i governanti militari dopo il colpo di stato del mese scorso» dice il presidente della Costa d'Avorio Alassane Ouattara. «I capi di stato maggiore avranno altre conferenze per finalizzare le cose, ma hanno l'accordo della conferenza dei Capi di Stato per iniziare l'operazione il prima possibile» spiega Ouattara. La Costa d'Avorio fornirà «un contingente» di 850-1.100 uomini, insieme a Nigeria e Benin in particolare, e che «altri Paesi» si uniranno a loro. «I golpisti possono decidere di andarsene domani mattina e non ci sarà alcun intervento militare, dipende da loro», ha insistito, aggiungendo: «Siamo determinati a reintegrare il presidente Bazoum al suo posto». Al termine del vertice di Abuja, tuttavia, il presidente della Commissione Ecowas, Omar Touray, ha ribadito «il continuo impegno per il ripristino dell'ordine costituzionale, attraverso mezzi pacifici». La minaccia dell'uso della forza è stata sollevata per la prima volta il 30 luglio, in occasione di un precedente vertice dell'Ecowas, quando è stato dato un ultimatum di sette giorni ai militari di Niamey per reintegrare il presidente Bazoum, rovesciato il 26 luglio, o affrontare un intervento armato. Ma alla scadenza di domenica non è successo nulla. Da allora, i nuovi governanti del Niger sono apparsi chiusi ai tentativi di negoziazione.

Secondo l'Ap, anche i golpisti hanno lanciato chiari messaggi. I militari hanno riferito al sottosegretario di Stato americano Victoria Nuland della minaccia di morte a Bazoum durante la sua visita nel Paese nei giorni scorsi. Un altro funzionario Usa ha confermato questa versione.

Intanto si accentuano le tensioni nel Sahel. La Francia e il Mali hanno sospeso il rilascio dei visti ai rispettivi cittadini, in un contesto di rapporti sempre più burrascosi, che hanno già provocato il ritiro militare francese. L'ambasciata francese all'inizio di questa settimana ha sospeso il rilascio di nuovi visti nella capitale del Mali, Bamako, dopo aver classificato tutto il Paese in una «zona rossa» dove è fortemente sconsigliato viaggiare.

La giunta del Mali ha risposto congelando i nuovi visti per i cittadini francesi presso la sua ambasciata a Parigi in un atto di «reciprocità», ha affermato il ministero degli Esteri maliano.

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