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L'appello delle aziende: "Il Paese deve andare avanti"

Fiorani (Rfi): "L'inflazione? Non si possono lasciare a metà i cantieri, serve un esecutivo che vigili"

L'appello delle aziende: "Il Paese deve andare avanti"

C'era un partito che ha preteso di abolire la povertà con un decreto. Chi vorrebbe bloccare l'inflazione per legge. Chi è convinto basti aver riaperto l'Italia dopo il Covid per tornare a crescere. Invece guerra, inflazione e disoccupazione si superano solo «facendo lavorare le aziende».

È stato questo l'urlo lanciato dalle imprese riunite nella due giorni de La Ripartenza organizzata a Bari dal vicedirettore de il Giornale, Nicola Porro. Se lo scorso anno dal mondo imprenditoriale era emerso l'auspicio a superare i due anni di lockdown, stavolta l'invito è a «non fermarsi nonostante tutto». Nonostante la crisi del gas, di cui il ministro Roberto Cingolani (in foto), ospite nel panel serale, ha descritto le mille difficoltà di stoccaggio e diversificazione di approvvigionamento. Ma anche nonostante l'aumento dei costi delle materie prime, denunciato da tutti i player del settore.

Prendete l'esempio della rete ferroviaria: «Non è che possiamo fare una linea che a un certo punto si ferma perché sono finiti i soldi», ha spiegato Vera Fiorani, ad e direttore generale di Rete Ferroviaria Italiana. Che sta a significare: i prezzi dei materiali possono anche essere aumentati del 45 per cento, ma la politica deve fare in modo che il percorso continui. Serve, in sintesi, «un esecutivo che presidia il processo». Detto in piena crisi di governo, fa sorridere.

Eppure su questo concordano quasi tutti gli attori economici riuniti da Porro attorno alle tre tavole rotonde. Stefano Sala, amministratore delegato di Publitalia, chiede che le istituzioni «regolamentino» i «giganti del digitale» che «fanno quel che vogliono». Gli operatori infrastrutturali, come E-distribuzione e Open Fiber, richiedono invece una formazione tecnica specializzata per i giovani che possa fornire alle aziende la manodopera che oggi scarseggia. Per Guglielmo Maisto, professore di diritto tributario, bisognerebbe intanto ridurre i tempi della giustizia tributaria. Mentre le grandi multinazionali, da Mercedes a Philip Morris fino ad arrivare a JCDecaux Holding, puntano il dito su una maggiore attenzione alle grandi qualità del made in Italy. Ma anche aziende come il gruppo Grimaldi o il pastificio Rummo concordano sulla necessità di una politica che «presidi i processi», senza però cadere nello statalismo. Basti pensare alle sfide di Rummo i cui costi di trasporto verso gli Stati Uniti sono passati «da 2mila dollari a 10mila dollari» a container.

Come rispondere a simili sfide? «Serve flessibilità - ha sintetizzato Remo Ruffini, presidente e ad di Moncler - non c'è alternativa. Non possiamo sapere quanto costerà in futuro il trasporto in Cina, se avremo la possibilità di spendere in Oriente, se continuerà a esserci la guerra, se i cargo potranno sorvolare la Russia, se ci sarà la pandemia, se ci saranno ancora i lockdown». Troppe variabili. L'importante è non fermarsi.

Nonostante tutto.

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