Guerra in Israele

"La guerra non finisce qui". Ma a Rafah linea rossa Usa

Washington al lavoro per un'alternativa all'operazione militare: "Causerebbe danni inaccettabili". Il piano per evacuare i civili

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Al Cairo si intravedono spiragli nei negoziati su Gaza, ma anche in caso di accordo Israele non porrà fine al conflitto, e ha intenzione di procedere con l'operazione di terra a Rafah. «Contrariamente a quanto riportato, Israele non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per il rilascio dei nostri ostaggi», ha detto un funzionario di Tel Aviv smentendo le notizie dei media arabi secondo cui gli Usa avrebbero garantito che lo Stato ebraico ritirerà le truppe dalla Striscia alla conclusione di un'intesa sul cessate il fuoco. «Come deciso dai vertici politici, l'Idf entrerà a Rafah e distruggerà i rimanenti battaglioni di Hamas, con o senza una tregua temporanea per consentire il rilascio degli ostaggi», ha sottolineato la fonte citata dal Times of Israel. La stampa americana, invece, ha spiegato che l'esercito israeliano ha informato l'amministrazione Biden di un piano per iniziare ad evacuare i civili da Rafah prima dell'invasione.

Secondo la mappa inviata dall'Idf a Washington e agli operatori umanitari, l'intenzione è di spostare le persone ad al-Mawasi, una piccola lingua di terra a Sud della costa di Gaza. L'esercito di Benjamin Netanyahu ha detto che l'invasione di Rafah avverrà «presto», ma senza fornire una data specifica, e anche gli Usa non sono a conoscenza di alcuna operazione imminente. In ogni caso, il piano presentato dagli israeliani non ha cambiato l'opinione dell'amministrazione Biden, per cui l'attacco metterebbe a rischio troppi civili palestinesi. E comunque la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha precisato che gli Stati Uniti non hanno ancora ricevuto un piano «globale» su come evacuare i civili dalla città del Sud dove sono ammassati più di un milione di palestinesi sfollati a causa della guerra. «Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni per una grande invasione di terra a Rafah. Siamo stati molto chiari al riguardo», ha detto Jean-Pierre, aggiungendo che Washington ha presentato «un percorso alternativo ad Israele per smantellare Hamas, e crediamo che prenderanno in considerazione le nostre preoccupazioni mentre pianificano le prossime operazioni».

Per il segretario di Stato americano Antony Blinken un attacco a Rafah causerebbe danni «oltre l'accettabile», e nel suo colloquio di mercoledì con il premier Netanyahu, ha cercato ancora una volta di dissuaderlo dall'intraprendere un'invasione di vasta scala nella città. «Non possiamo sostenere e non sosterremo una grande operazione militare a Rafah in assenza di un piano efficace per garantire che i civili non vengano danneggiati, e no, non abbiamo visto un piano del genere», ha detto il titolare di Foggy Bottom al termine di quell'incontro. Duri avvertimenti allo Stato ebraico arrivano anche dalle Nazioni Unite.

Il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha detto che «un'operazione militare a Rafah potrebbe portare ad un bagno di sangue», mentre per il portavoce dell'ufficio umanitario dell'Onu, Jens Laerke, l'assalto rischia di «sferrare un colpo disastroso» alle agenzie che lottano per fornire aiuti alla popolazione di Gaza.

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