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Il broker del Vaticano in arresto: fatture false

Gianluigi Torzi era stato coinvolto nella compravendita dell'immobile di Londra

Il broker del Vaticano in arresto: fatture false

Scattano le manette per Pierluigi Torzi. Ma solo simbolicamente. Il broker molisano, coinvolto nella vicenda della vendita dell'immobile al numero 60 di Sloane Avenue a Londra, nella quale la Segreteria di Stato vaticana aveva investito 200 milioni di dollari, si trova infatti in Gran Bretagna e per eseguirne l'arresto è stata attivata la cooperazione giudiziaria internazionale.

Il gip Corrado Cappiello, oltre alla misura cautelare per Torzi, ha disposto il divieto di esercitare la professione di commercialista o uffici direttivi di imprese per 6 mesi nei confronti di Giacomo Capizzi, Alfredo Camalò e Matteo Del Sette, tutti indagati, a vario titolo, per emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti. Il broker, invece, a cui l'Autorità Giudiziaria vaticana ha contestato profitti illeciti per 15 milioni, dovrà rispondere anche di autoriciclaggio.

La procura di Roma è intervenuta su richiesta del promotore di Giustizia dello Stato del Vaticano e ha affidato le indagini agli specialisti del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Dagli accertamenti è emerso che parte dei 15 milioni, bonificati dall'imprenditore a due società inglesi, è stata impiegata per l'acquisto di azioni di società quotate nella borsa italiana per un importo di oltre 4,5 milioni di euro. Somma che, a sua volta, gli ha consentito di conseguire un guadagno di oltre 750.000 euro e per ripianare il debito di 670.000 euro di altre due aziende allo stesso riferibili.

L'inchiesta ha messo in luce anche un giro di false fatturazioni, non collegate all'operazione immobiliare londinese, realizzate da Torzi, Capizzi e i commercialisti di riferimento del gruppo di imprese italiane ed estere riconducibili al broker, Camalò e Del Sette, senza alcuna giustificazione commerciale, al solo scopo di frodare il fisco.

Torzi era già stato arrestato il 5 giugno del 2020 la compravendita dell'immobile londinese. Un «affare opaco», secondo lo stesso segretario di Stato, Pietro Parolin. Per i reati di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio, che gli venivano contestati, secondo la legge vaticana il broker rischiava fino a 12 anni. Ma dopo dieci giorni era uscito dalla caserma del Corpo della Gendarmeria grazie a una consistente memoria difensiva presentata per ricostruire l'intera vicenda giudiziaria, ottenendo la libertà provvisoria.

«Leggendo il provvedimento sono rimasto del tutto sconcertato - commenta l'avvocato Marco Franco, legale dell'imputato, pronto a presentare ricorso -. È la sintesi ancora più debole della tesi dei Promotori di giustizia vaticana, già del tutto demolita dal giudice inglese in sede di rogatoria per il sequestro». Ma per il gip c'è il pericolo di reiterazione dei reati.

Torzi è indagato anche per fatti di bancarotta fraudolenta, propria ed impropria, nell'ambito del gruppo Tag Comunicazioni.

«Appare evidente che Torzi con la collaborazione attiva di prestanome e di tecnici di fiducia - scrive il giudice - si serva di numerose società, operanti anche all'estero, come schermo per la propria attività imprenditoriale, in gran parte basata sull'elusione fiscale, provvedendo al reimpiego dei proventi illeciti in speculazioni finanziarie.

Allarmante la rapidità di reinvestimento in Italia dei 15 milioni di euro proventi illeciti delle condotte perpetrate da Torzi ai danni della Segreteria di Stato».

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