Coronavirus

Morti e contagi, tutto quello che non torna a Shanghai

La metropoli cinese di Shanghai vive il lockdown più rigido di sempre ma i numeri dei positivi e dei decessi sono in contrasto con quanto succede realmente: ecco le verità nascoste

Morti e contagi, tutto quello che non torna a Shanghai

I conti non tornano. A Shanghai, da ormai alcune settimane, la situazione legata alla variante Omicron del Covid-19 è sfuggita di mano alle autorità cinesi. Se l'ultimo bollettino recita dodici morti e 2.988 nuovi contagi in una metropoli composta da 26 milioni di abitanti, qualcosa nel conteggio non funziona. Perché mai ci sarebbe un lockdown così rigido per numeri, con tutto il rispetto per ogni singola vita umana e ogni singolo contagio, così bassi? È impossibile che sia questa la verità, specialmente in una popolazione poco vaccinata come quella cinese che aveva schivato la fase dura delle precedenti ondate con chiusure sistematiche, continuative e a tappeto e che ha sponsorizzato molto poco la campagna di vaccinazione.

Qual è la verità di Shanghai

Che la Cina non ci racconta tutto lo sappiamo ormai da Wuhan, non è certo una novità. Tra l'altro, i dati ufficiali del governo di Shanghai stanno anche abbassando i numeri dei casi giornalieri che, se fino a pochi giorni fa erano circa 20mila al giorno, adesso sarebbero di poche migliaia e sempre con pochissimi morti, tutti di età compresa tra 89 e 91 anni non vaccinati. Nella metropoli, soltanto il 38% degli abitanti over 60 è vaccinato, un numero esiguo. Tra l'altro, questi decessi stanno iniziando a spuntare soltanto adesso perché, fino ad alcuni giorni fa, si parlava soltanto di contagi. "So per certo che almeno diverse decine di anziani malati di Covid, tutti ricoverati in uno degli ospedali di Shanghai, sono morti nelle ultime settimane dopo aver contratto il Covid", ha affermato Robin Brant, corrispondente da Shanghai della Bbc. "Però non sono stati registrati dalle autorità come decessi ufficiali da Covid. Apparentemente, sono morti per patologie preesistenti", riporta il Domani.

Il fallimento della politica "zero Covid"

Il regime cinese è ferreo: nessuna notizia viene divulgata se non approvata in precedenza dalle autorità: se viene divulgata, però, c'è sempre un motivo. Quanto succede a Shanghai da fine marzo è incredibile: lockdown durissimo e il più restrittivo da quando esiste il Covid, popolazione forzata a rimanere in casa, tampone obbligatorio per 26 milioni di cittadini, isolamento forzato in centri quarantena allestiti in fretta e furia, droni e cani robot che passano per le strade intimando alla gente di non lasciare le proprie abitazioni. Una situazione paradossale se questo virus non facesse morti e solo qualche migliaio di contagi al giorno.

Cosa sta cambiando in Cina

Per la prima volta da quando c'è Sars-CoV-2, probabilmente (finalmente), il governo cinese sta provando a dire alla popolazione di vaccinarsi, suggerimento mai dato in maniera esplicita da quando esistono i vaccini. La strategia "zero Covid" non ha portato da nessuna parte visto che il Paese è in ginocchio come e peggio di due anni fa con la differenza che il virus attuale è senz'altro meno mortale ma è più contagioso e trova terreno fertile per la mancanza di difese immunitarie adeguate dal momento che solo il 59% della popolazione ha ricevuto il vaccino, meno del 50% tra gli over 60 che è la categoria maggiormente a rischio. A proposito di vaccini, Sinopharm e Sinovac sono senz'altro meno efficaci dei vari Pfizer e Moderna a Rna messaggero: lo dicono gli esperti mondiali del settore. Se facciamo la somma di tutte queste cose non ci stupiamo di cosa stia accadendo.

"Decine di morti Covid"

Il giornalista della Bbc spiega che, tra i documenti ufficiali degli ospedali, tantissimi decessi vengono considerati per "patologie concomitanti" e non per Covid. "Un'infermiera e un manager sanitario della casa di ricovero per anziani Donghai, mi hanno raccontato che nelle ultime settimane hanno lottato come disperati per tenere in vita decine e decine di anziani ricoverati nel loro ospedale, molti dei quali sono morti". In una casa di riposo, poi, circa 300 anziani erano risultati tutti positivi al Covid. "Mi chiede se abbiamo avuto molti decessi per il Covid? Ovviamente sì", risponde un medico a Robin Brant. Insomma, la situazione cinese è assolutamente diversa da come viene raccontata.

Quali sono i criteri del governo

Le autorità cinesi hanno deciso di considerare decessi Covid soltanto "chi risulta positivo al test e mostra una polmonite bilaterale confermata da una Tac; in caso di decesso, prima di attribuire ufficialmente la morte al Covid bisogna scartare le altre patologie preesistenti". "Un uomo la cui sorella settantaduenne è deceduta all'ospedale di Donghai il 3 aprile ha cercato invano di ottenere spiegazioni sulle cause della sua morte", afferma Brant, che raccoglie la testimonanza di chi ha perso un familiare. "L'epidemia in quell'ospedale era terribile. Ufficialmente mia sorella è morta negativa al Covid, ma cosa l'abbia uccisa realmente non lo so". Sappiamo tutti che il virus colpisce più aree del corpo umano e non diventa necessariamente polmonite ma può causare, e causa, numerose altre complicazioni nei non vaccinati.

Il governo cinese tutto questo lo sa ma preferisce raccontare una realtà assolutamente distorta dei fatti.

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