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Africa, scoperto parassita mutante della malaria in grado di resistere ai farmaci

La mutazione dell'agente trasmissivo della malaria era stata già scoperta nel 2008 in Asia, ma quanto accertato oggi in Africa ha una portata sconvolgente

Africa, scoperto parassita mutante della malaria in grado di resistere ai farmaci

Gli scienziati hanno ultimamente scoperto, per la prima volta nella storia del contrasto alla malaria, un “parassita mutante” della malattia incriminata che sarebbe in grado di resistere ai farmaci. Da una ricerca effettuata in Ruanda è infatti venuta alla luce una variante dell’organismo trasmissivo del morbo su cui non avrebbe effetto l’artemisinina, una delle principali medicine impiegate nella lotta a tale flagello. I ricercatori hanno subito lanciato l’allarme sul fatto che l’inquietante parassita appena individuato rappresenterebbe un’“importante minaccia sanitaria pubblica” nel continente nero.

Lo studio sull’organismo malarico resistente ai farmaci è stato pubblicato lunedì sulla rivista Nature ed è il frutto di una ricerca condotta appunto in Ruanda da esperti dell’Istituto Pasteur in collaborazione con quelli del National Malaria Control Program in Rwanda (Rwanda Biomedical Center), dell’Oms, dell’ospedale Cochin di Parigi e della newyorchese Columbia University.

Nel dettaglio, il gruppo di luminari ha analizzato i campioni di sangue prelevati a pazienti malarici ruandesi ricoverati presso strutture sanitarie della nazione africana. Nel sangue del 7,4% dei soggetti citati, ossia di 19 pazienti su 257, è stato rilevato il temibile parassita mutante, che ha resistito ai trattamenti con artemisinina. Gli individui che presentavano nel loro sangue la mutazione del microrganismo erano tutti ricoverati nella medesima clinica locale.

In realtà, sottolinea lo stesso studio, la resistenza a quel farmaco da parte del microbo trasmissivo della malaria era stata scoperta già nel 2008 nel Sudest asiatico. Tuttavia, la scoperta compiuta in Ruanda ultimamente ha suscitato enorme preoccupazione tra i luminari poiché, in primo luogo, la mutazione del parassita malarico sarebbe avvenuta in Africa in maniera autonoma, senza che ci sia arrivata provenendo dal continente asiatico.

La gravità di quanto accertato in Ruanda, inoltre, deriva dal fatto che proprio l’Africa rappresenta il principale focolaio mondiale della malattia in questione, per nulla paragonabile al Sudest asiatico. Proprio in Africa si registra appunto ogni anno il 90% delle morti avvenute in tutto il mondo per il morbo citato.

La scoperta della resistenza ai farmaci da parte del microbo trasmissivo della malaria, di conseguenza, rischia di vanificare gli sforzi che si stanno compiendo nel continente nero contro l’avanzata della temibile infezione. L’artemisinina, contro cui il parassita avrebbe ultimamente sviluppato resistenza anche in Africa, è infatti una componente essenziale, unita alla piperachina, delle terapie somministrate ai contagiati.

Del resto, è dagli anni ’50 che il morbo malarico sviluppa immunità ai vari farmaci che dovrebbero sconfiggerlo, strappando ininterrottamente alla vita intere generazioni di abitanti dei Paesi poveri.

Quanto accertato di recente in Ruanda, a detta degli scienziati, è la materializzazione di alcune delle loro peggiori paure, nonché la dimostrazione del fatto che la battaglia contro la malaria si sta facendo ogni giorno più ardua.

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