Miracolo di Avignone

Il 14 settembre 1226, festa dell’Esaltazione della Croce (festa che ricorda la vittoria militare dell’imperatore bizantino Eraclio, cristiano, sui persiani mazdeisti nel VII secolo), il re francese Luigi VIII celebrò la sua vittoria (militare) sui catari albigesi con una solenne processione alla cappella della Santa Croce in Avignone. Tutti, re compreso, procedevano vestiti di sacco, scalzi e con una corda al collo. Era una riparazione per le offese dei catari, i quali odiavano la creazione, che attribuivano a Satana (per lo stesso motivo non ammettevano l’Incarnazione né, a maggior ragione, la Presenza Reale nell’Eucarestia). Nacque quel giorno la confraternita detta dei Penitenti Grigi, che da allora ebbero in custodia la cappella. Nel 1433 una tremenda inondazione del Rodano allagò la città. I Penitenti dovettero andare a recuperare il Santissimo, che era esposto dal giorno precedente, in barca. L’acqua aveva raggiunto l’altezza di circa tre metri e fu necessario spingere i battenti della porta della cappella coi remi per far passare la barca. Ma, una volta dentro, meraviglia: come nel biblico Mar Rosso, l’acqua formava due muri a destra e a sinistra, lasciando asciutto un corridoio fino all’altare dove stava il Santissimo. Il miracolo potè essere constatato e testimoniato da centinaia di persone, subito accorse appena si sparse la voce.

Da quel giorno, ancora oggi, gli aderenti alla confraternita dei Penitenti Grigi ricordano il miracolo percorrendo scalzi, in ginocchio e con la corda al collo, il tragitto dalla porta all’altare nel giorno della ricorrenza.

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