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Renzi, parte da Bari la scalata al Pd

Da Bari Matteo Renzi lancia la sfida alla segreteria del partito: "Un partito che non vince mai non serve"

Renzi, parte da Bari la scalata al Pd

Inizia dalla Puglia la corsa di Matteo Renzi per la segreteria del Pd. Una pedana circolare al centro della platea del nuovo padiglione dei congressi della Fiera del Levante di Bari. È da lì che parla il sindaco di Firenze alla convention che apre la campagna per le primarie del Partito democratico. Circa duemila persone assistono al suo intervento. Dal tetto scendono gli striscioni che riportano alcune parole-chiave: semplicità, bravi, la strada, il Cavaliere, coraggio, cambiare, conservazione, perdere bene. Sotto ogni striscione la scritta con lo slogan della campagna: "L’Italia cambia verso". Renzi inizia il suo intervento con una forte autocritica: "Il centrosinistra si carichi la responsabilità di cambiare verso all’Italia. Siamo fermi, immobili, stiamo indietreggiando in tutte le classifiche internazionali, perdiamo posizioni. Al Pd non ci sono alternative e quindi tocca a noi cambiare verso al paese".

Poi Renzi avverte chi intende appoggiarlo: "Sento che in questi giorni si ripete sempre la stessa cosa, ovvero che tutti vogliono salire sul carro del vincitore, ma lo dico a tutti: sul carro non si sale, il carro si spinge". E al suo partito ricorda: "La scommessa che abbiamo di fronte è dare spazio non alla rassegnazione ma al cambiamento: il Pd se continua come adesso non vince e un partito che non vince mai non serve perchè vincere è l’unico modo perché l’Italia torni a crescere".

Una riflessione anche su Palazzo Chigi: "Noi non facciamo un congresso per capire quando dura il governo. Il governo si caratterizza dalle cose che fa. E se fa cose utili al Paese, siamo a fianco del governo. Se non lo fa, noi lo diremo. Ma senza mettere bandire alla Brunetta ma dicendo cosa si può fare".

Una delle parole d'ordine è cambiamento: "L’Italia è credibile se cambia, se l'Italia cambia può anche chiedere che cambino i paletti in Europa. Questi parametri, sono parametri di 20 anni fa", dice riferendosi ai parametri Ue. "Fa bene il governo a rispettarli ma il principio del 3 per cento è superabile, certo che si può chiedere in Europa di cambiare regole, ma lo potremo fare se prima cambiamo verso all’Italia. L’Italia deve cambiare verso all’Europa, il Pd deve cambiare verso all’Italia". Il sindaco di Firenze chiede che l’iter della riforma elettorale parta dalla Camera e non dal Senato. "Entro novembre", annuncia, arriverà una sua proposta di legge. E la sintetizza così: "Primo, quando scrutini sai chi ha vinto. Secondo, quello che ha vinto è il colpevole delle cose che non fa e non avrà alibi. Terzo, che c’è un’alternanza". Per spiegare la semplicità della sua proposta Renzi fa un esempio con l'elezione del capo classe nelle scuole.

"Io ho molto rispetto per il Capo dello Stato - ribadisce Renzi - ma penso che indulto e amnistia siano degli errori. Come facciamo a spiegare alle giovani generazioni che li scegliamo per risolvere l’emergenza carceri. Come facciamo a far capire che ogni sette anni apriamo le porte delle carceri per svuotare le celle e riempire i comuni, perché sappiamo che chi esce dalla prigione va poi in comune perché ha bisogno di aiuto". E sottolinea una frase volutamente a effetto: "Essere di sinistra significa dare a tutti un’opportunità".

Renzi assicura che manterrà la sua promessa di "cambiare verso all’Italia". C’è da portare avanti "l’idea della rivoluzione radicale che serve al Paese", ha spiegato da Bari. "Dice 'hanno paura di te?'. Fanno bene ad avere paura quelli che da 20 anni ci fanno lezioni dalle cattedre e dai giornali. Noi diciamo manterremo le promesse dei fanciulli, la coerenza di chi si mette in gioco". E insiste: "Diamo il nome dei nostri sogni all’Italia e il Pd cambierà il verso di questo Paese". E voltandosi indietro nel tempo osserva: 2Un anno fa ero quello da abbattere, ora di Renzi perché abbiamo perso le elezioni, c’è bisogno. Io avrei preferito vincerle quelle elezioni. Ero un appestato ora sono un eroe, non ero un infiltrato prima e non sono il salvatore della patria ora. Io non voglio essere un numero ma un nome e tengo a una cosa: l’entusiasmo della coerenza".

Poi l'impegno solenne: "Manterremo la coerenza di chi si mette in gioco e vuole mantenere le promesse che fa".

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