Cronache

Per gli inglesi contava solo il cricket

In 16 campionati i blucerchiati hanno superato i rossoblù 14 volte

Per gli inglesi contava solo il  cricket

Egregio dottor Lussana, ho letto su «Il Giornale» tante belle parole sulle storia del calcio a Genova e se mi è concesso vorrei fare alcune doverose precisazioni che, a molti «cugini», casualmente, sono sfuggite.
A Genova si giocava a cricket sin dal 1893 quando un gruppo di inglesi, Charles De Grave Sells, S.Green, G.Blake, W.Riley, D.G.Fawcus, Sandys, E.De Thierry, Jonathan Summerhill Senior e Junior, Charles Alfred Payton, fondarono il Genoa Cricket and Athletic Club.
La comunità inglese di Genova era all’epoca molto numerosa e i fondatori inglesi del Genoa Cricket and Athletic Club dovettero dunque cercare un campo di gioco ove effettuare le esercitazioni atletiche e le partite di cricket, la loro vera passione.
Il gioco del calcio arrivava per ultimo perchè tale sport era considerato in Inghilterra un gioco per le classi meno agiate; era dunque praticato, a livello ultra dilettantesco, dai soci più giovani del Club.
Il terreno di gioco fu messo a disposizione da Wilson e McLaren, due industriali scozzesi che possedevano una fabbrica situata a Sampierdarena, e si trovava nella Piazza d'Armi del Campasso (nelle adiacenze dell'attuale via Walter Fillak). Le partite venivano giocate al sabato e la sede operativa era la locale trattoria Gina.
Il Genoa Cricket and Athletic Club giocò così, per i primi suoi anni, in quel di Sampierdarena. Solo negli anni 1895/1897 James Richardson Spensley incominciò ad allestire una squadra di calcio sul modello di quelle britanniche. Si occupava di arruolare per le partite del sabato gli equipaggi delle navi inglesi alla fonda nel porto e talvolta anche gli operai, sempre di nazionalità anglosassone, delle ferriere Bruzzo.
Alla fine del 1897, poichè il campo di Sampierdarena era ormai insufficiente alle esigenze della squadra, ne trovò uno nuovo in un'altra zona della città, a Ponte Carrega, lungo le rive del torrente Bisagno, all'interno dello spazio utilizzato dalla Società Ginnastica Colombo come pista velocipedistica.
Nel 1895 si propose come antagonista dei «cugini inglesi» la Società Ginnastica Andrea Doria, la cui squadra di calcio, fondata nel 1900, cominciò a sfidare i genoani e tutte le altre squadre dell’epoca nel campo sportivo «Cajenna» di Marassi.
Il terreno dove sorge l’attuale stadio Ferraris era a quei tempi diviso in due parti: in quella più grande giocava le sue partite il Genoa, in quella più piccola, il «Cajenna», l’Andrea Doria. I due campi erano divisi solo da una staccionata in legno. In quegli anni il più importante dei calciatori dell’Andrea Doria fu Franz Calì.
Lui iniziò con il Genoa, ma solo perchè non c'erano alternative; nel Doria, Franz, giocò terzino e fu considerato il vero capo carismatico della squadra, giocò 10 anni con il cuore e divenne il primo capitano della Nazionale: era il 15 maggio 1910.
Nel 1911 comincò a partecipare ai campionati di calcio anche la Società Ginnastica Sampierdarenese che, udite udite, fu fondata il 6 Giugno 1891. I suoi fondatori? genovesi di Sampierdarena: De Amicis, Cornetto, Lenuzza, Pastorino, Scatti, Riccardi, Calvi, Lancerotto, Berlingeri, Siegris.
Tutto continuò alacremente fino al 1927 quando Genova si trovò ad avere tre squadre nei due gironi della massima serie: Genoa, Sampierdarenese ed Andrea Doria. Nel 1928 i comandanti della milizia fascista impossessatisi della Società Ginnastica Sampierdarenese (all’atto dell’inclusione di Sampierdarena nella Grande Genova) provocarono la sua fusione con l’Andrea Doria e la nascita della Dominante.
Successivamente la Dominante cambiò nome e si trasformò in Liguria; abbandonata dal pubblico e dalla fortuna, la Liguria finì nelle serie minori.
Il segretario del Fascio, allarmato, incaricò un gruppo di genovesi di riportare a galla la squadra; essi accettarono a patto che la si chiamasse nuovamente Sampierdarenese.
Nel 1933/34 la Sampiedarenese tornò in serie A contemporaneamente alla retrocessione del Genoa in B (corsi e ricorsi storici…).
Tutto continuò fino al 1938 quando la mitica Sampierdarenese cambiò nuovamente nome e si tornò al Liguria; la stagione successiva arrivò 5° in serie A. Poi fu la Guerra…
Nel 1944 alcuni genovesi fecero rinascere l’Andrea Doria e nel 1945 la Liguria tornò definitivamente a chiamarsi Sampierdarenese. Il 1° campionato del dopo-guerra fu quello del 45/46 e fu composto da 2 gironi da 14 squadre.
In quello del Nord furono ammesse Genoa e Sampierdarenese per meriti sportivi, e Andrea Doria «per compensare le imposizioni fasciste»; il campionato si concluse così: Andrea Doria 10° posto (maglia bianco blu), Genoa 12° posto, Sampierdarenese 14° posto (maglia bianca con banda rosso nera.
Il campionato dopo fu il caos perché la Federcalcio decise di portare la A a 20 squadre in un girone unico.
Fu ammessa la Sampierdarenese per meriti sportivi ma non l’Andrea Doria. La situazione era imbarazzante, la Sampierdarenese aveva il titolo sportivo ma era senza «palanche», l’Andrea Doria non aveva il titolo sportivo, ma era una delle squadre più ricche d’Italia.
Fu così che il 1 agosto 1946, in un palazzo di via XX Settembre, i Presidenti e i Dirigenti genovesi delle due squadre (Parodi, Sanguineti, Corti, Gambero e Torresi) decisero la loro unione e la nascita dell’ Unione Calcio Sampdoria.
Un’ultima curiosità: il capitale sociale fu di 17milioni e mezzo, da qui la nomea di «squadra dei milionari».
Questa è la vera storia del calcio genovese: il Genoa fu fondato da inglesi che volevano giocare a cricket (e lo fecero in quel di Sampierdarena!), la Sampdoria fu fondata da genovesi ed è l’unione di due realtà storiche della nostra città.


Non intervengo sulla noiosa querelle sul numero di spettatori, mi limito a ricordare che negli ultimi 16 campionati la Sampdoria ha avuto per 14 volte più abbonati e presenze totali allo stadio del Genoa.
Ah, dimenticavo, forse ve ne sarete accorti, ma sono blucerchiato… per fortuna!
Cordiali saluti

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