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Eolico e fotovoltaico al centro della transizione energetica

L'Italia ha un grande potenziale per le rinnovabili ma pesano i tempi della burocrazia. La sfida Ue

Eolico e fotovoltaico al centro della transizione energetica

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Ricorda il ticchettio di un orologio. Contrastare i cambiamenti climatici e ridisegnare l'approvvigionamento energetico è una sfida tanto promettente quanto urgente. Pannelli fotovoltaici e centrali eoliche sono i pilastri su cui poggia il futuro dell'energia sostenibile.

I primi sfruttano la luce del sole per generare elettricità attraverso il fenomeno fotovoltaico. Sono composti da celle fotovoltaiche e trasformano direttamente la luce solare in energia elettrica. La loro efficienza è in costante miglioramento grazie agli sviluppi tecnologici nel settore, rendendo l'energia solare una delle fonti più competitive. D'altronde, il sole, è una delle risorse più abbondanti e inesauribili a disposizione della Terra. E nelle regioni con un elevato irraggiamento solare, come ad esempio l'Italia, può contribuire significativamente a ridurre l'impiego di combustibili fossili.

I parchi eolici si dividono invece in offshore, i quali sfruttano la potenza del vento al largo delle coste per generare energia, e onshore, sulla terraferma. Chiamati anche parchi galleggianti, si affidano a una fonte sicura: il vento che soffia in mare aperto. In più, il fatto che vengano posizionati al largo delle coste permette di ridurre al minimo l'impatto visivo e acustico sul territorio, rendendole una soluzione meno invasiva. Quest'ultimo è un problema ricorrente nelle località dove sono presenti vincoli paesaggistici e culturali che talvolta rallentano i programmi delle società energetiche. Le centrali onshore sono invece spesso collocate sulle colline. In ogni caso, a pesare sul percorso green del nostro Paese sono gli stessi complessi iter autorizzativi necessari dalla ideazione del progetto all'avvio del cantiere.

Il principale mercato europeo è la Germania, dove si registrano 125 Twh in media all'anno. Berlino ha fatto una scelta, da qualcuno definita azzardata: chiudere tutti gli impianti nucleari e investire sulle pale del wind on e offshore. La via tedesca alle rinnovabili parte da un assunto condivisibile: non si tratta solo di una delle soluzioni alla crisi climatica, ma anche di opportunità economiche e occupazionali che possono prosperare. L'Italia, con il suo clima mediterraneo e il vasto territorio costiero, ha un enorme potenziale per lo sviluppo delle energie rinnovabili. La crescente adozione di pannelli fotovoltaici, sia a livello residenziale che industriale, sta contribuendo a ridurre la dipendenza del Paese da petrolio e gas provenienti dall'estero. Dopo Germania e Spagna, quello italiano è il terzo mercato a livello europeo. Incentivi da una parte e progresso tecnologico dall'altra hanno inciso anche sui prezzi di produzione e installazione, decisamente più bassi rispetto a dieci anni fa.

Ma per poter fare veramente un importante passo in avanti bisogna uscire dalla logica degli Stati nazionali. A tal proposito, l'Europa ha fissato un ambizioso target di produzione per la fine di questo decennio: generare entro il 2030 ben 1000 Gw di energia eolica e solare combinate. Non sarà semplicissimo. Ciò implica raddoppiare l'attuale capacità nell'arco di quasi cinque anni. Ma il Vecchio Continente è consapevole, così come lo sono gli Stati Uniti, dove il governo federale con l'Inflation Reduction Act nel 2021 ha stabilito che la capacità dell'eolico offshore dovrà raggiungere i 30 Gw nel 2030 e 110 nel 2050.

Piani costosi, certo, ma necessari e lungimiranti.

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