Cronache

Green pass, tamponi e obbligo vaccinale: ecco tutti i pro e i contro

I virologi in "concerto" sulla variante Omicron: tra chi butta benzina sul fuoco e chi frena sui reali pericoli

Green pass, tamponi e obbligo vaccinale: ecco tutti i pro e i contro

Il caos provocato dalla variante Omicron è molto forte anche fra gli addetti ai lavori: sembra di essere tornati indietro di un anno, in piena seconda ondata, dove gli esperti virologi spesso e volentieri discutevano animatamente nei salotti tv a colpi di studi, evidenze scientifiche e opinioni personali.

"Green pass di sei mesi"

L'AdnKronos ha chiesto ad alcuni tra i massimi esperti in materia qual è lo scenario che si prospetta di fronte ad un nuovo virus che sta contagiando ad altissima velocità gran parte d'Europa e l'Italia dove, a causa di uno scarso sequenziamento, è molto complicato sapere qual è il reale e attuale impatto della variante. A fronte della salita dell'indice Rt e dei nuovi casi, comunque, "può valere la pena di riesaminare la durata del Green pass, per una riduzione in prospettiva a 6 mesi. Ma allo stesso tempo è necessario osservare cosa succederà nelle prossime settimane con la variante Omicron", afferma Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano. La riduzione della durata del certificato verde, secondo l'esperto, può essere attuato per "accelerare la vaccinazione" anti-Covid. Se la situazione dovesse peggiorare, però, l'esperto suggerisce "lockdown per i non vaccinati" per incentivare alla vaccinazione quelli che Galli definisce "irriducibili, o almeno quelli che sono tali per paura o per ignoranza".

"Non usate la variante come il parmigiano..."

Parere opposto per il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, che in un post sul proprio profilo Facebook sottolinea come la variante Omicron sia la variante meno letale tra tutte (grazie ai vaccini) con dei numeri che rassicurano: "la letalità calcolata (numero morti/numero casi) è stata del 2,52% nella prima ondata, del 4,01% nella seconda ondata, del 2,55% nella terza ondata, e al momento è ferma allo 0,24% per l'ondata Omicron", spiega l'esperto, che aggiunge come il Covid abbia una letalità simile se non inferiore a quella dell'influenza "mentre il costante panico mediatico e la continua minaccia di nuove restrizioni sta facendo danni enormi sia a livello socio-economico che psicologico" chiudendo il proprio pensiero dicendo di evitare di "usare questa variante per spargere panico come se fosse parmigiano sulla pasta".

"Il vero pericolo è il catastrofismo"

Sulla stessa lunghezza d'onda di Silvestri, però, c'è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all'ospedale Policlinico San Martino di Genova, che ad AdnKronos dichiara come il vero virus che crea danni è il "panico che ha assalito molti colleghi, giornalisti e i non addetti ai lavoro", rassicurando come, dai primi dati, la variante Omicron potrebbe dare un malattia meno severa rispetto a Delta. L'altra buona notizia, secondo il noto infettivologo, è che il picco di contagi dovrebbe lasciare il posto, in molte regioni italiane, "ad una fase di plateau e poi ad una discesa", che specifica come la situazione ospedaliera sia sotto controllo e i malati sono non gravi e con sintomi lievi.

"No, questa variante è temibile"

Di parere opposto è Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), preoccupato per quello che sta avvenendo in altri Paesi europei. "La sensazione è che questa variante è temibile. L'Imperial College di Londra ha confermato che la variante Omicron pone diversi interrogativi e servono ulteriori chiarimenti". Secondo l'esperto, così come detto dal ministro Speranza, è che si debba anticipare l'eventuale impatto della variante sugli ospedali. "È arrivato il momento di passare da consigli e raccomandazioni agli obblighi, ad iniziare da quello vaccinale che ho sostenuto dall'inizio della pandemia". Insomma, uno scenario totalmente opposto a quello di Bassetti e Silvestri e ben peggiore del pur prudente Galli.

"Obbligo vaccinale over 40"

"Io sono per l'obbligo vaccinale" contro Covid-19, ancora di più in questa fase dell'emergenza, con la variante Omicron che corre e le feste di Natale che moltiplicheranno le occasioni di contagio: è questa l'idea di Maria Rita Gismondo, direttrice Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano. Secondo l'esperta, è necessario obbligare tutta la popolazione dai 40 anni di età ed i fragili di tutte le età. Il green pass, poi, doverbbe "durare esattamente quanto durano i vaccini" anti-Covid, ossia "da 5 a 6 mesi in questo momento", secondo le informazioni scientifiche disponibili sulla protezione conferita dall'immunizzazione. Situazione diversa per i guariti, per i quali il certificato verde può durare anche un anno "perché mantengono l'immunità" più a lungo. Capitolo tamponi: la Gismondo abolirebbe i tamponi antigenici, molto fallaci, perché "i controlli vanno fatti con tamponi veri che sono quelli molecolari".

Cosa ha detto Pregliasco

A differenza della Gismondo, il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano non è favore dell'obbligo vaccinale generalizzato che creerebbe "ulteriore divisione mentre l'obbligo per i lavoratori potrebbe essere un elemento sul quale già c'è un accordo e un elemento che vuol dire ampliare molto la platea di chi si deve vaccinare" contro Covid 19. Ad AdnKronos, il virologo ha sottolineato come non si possono andare a prendere le persone a casa e fargli la vaccinazione. Semmai, si potrebbe introdurre una multa anche se non sarebbe nemmeno questa la soluzione perché non si potrebbe fare la sanzione "con cifre folli". Anche lui, però, è d'accordo sul rendere valido il green pass a sei e non a nove mesi come adesso.

Un mix di pensiero tra Galli e la Gismondo è quello del Prof. Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, favorevole ad un lockdown, immediato, di 15 giorni per i non vaccinati "per aiutare l'adesione al vaccino" e introdurre l'obbigo generalizzato di vaccinazione "dai 40 anni in su" che "potrebbe anche essere l'alternativa".

Ma anche alla riduzione del Green pass a 6 mesi.

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