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Anpi e Pd, l'altra repubblica

Che il 25 aprile non possa essere una festa di unità nazionale è chiaro e ormai acquisito

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Che il 25 aprile non possa essere una festa di unità nazionale è chiaro e ormai acquisito. Ci rimaneva il 2 giugno, Festa della Repubblica che ricorda in modo solenne il giorno 2 giugno 1946 in cui gli italiani (e per la prima volta le italiane) furono chiamati a votare al referendum per decidere se l'Italia doveva essere repubblica o monarchia. Come è andata è noto: Repubblica, una e indivisibile, almeno fino a ieri. Già, perché il Pd di Elly Schlein, rompendo un protocollo istituzionale che dura dal 1947, ha convocato per il prossimo 2 giugno una manifestazione di piazza delle sinistre con il chiaro intento di oscurare, o almeno contrapporsi, il «2 giugno delle destre». Insomma, da una parte avremo la festa incarnata dal Capo dello Stato Sergio Mattarella che simboleggia l'unità della Repubblica con sfilata sui Fori Imperiali delle nostre Forze Armate chiamate a difenderla, mentre poco lontano il Pd celebrerà la festa della repubblica autonoma delle sinistre unite.

Al netto dello sgarbo istituzionale e del tentativo di attirare su di sé l'attenzione a sette giorni dal voto per le europee, lo strappo formale pone una questione sostanziale. Dimostra cioè quanto si stia facendo profondo il solco che divide il Pd dal Paese reale, dalla sua storia, dai suoi simboli. In America è impensabile che i partiti si dividano sul 4 luglio, festa dell'indipendenza dal dominio inglese, o che i francesi litighino tra loro il 14 luglio, festa nazionale nel giorno della presa della Bastiglia che, nel 1789 diede il la alla rivoluzione che ha cambiato anche l'Europa e il mondo.

In quelle date, chiunque si trovi al comando di quei Paesi guida le danze senza strafare, le opposizioni rosicano ma applaudono con la mano sul petto tra inni e bandiere. Funziona così nei Paesi dotati di una classe dirigente matura e responsabile, un giorno di tregua in cui la memoria viene prima dell'attualità per evitare che si perda il senso di appartenenza. Con questa sinistra da noi tutto ciò è impossibile, ieri l'Associazione partigiani insieme a compagni di ogni ordine e grado è arrivata a contestare la legittimità del raduno nazionale degli alpini altro simbolo condiviso della nazione - che tra pochi giorni prenderà il via a Vicenza. Fascisti anche loro, che per difendere questa disgraziata patria hanno versato più sangue di chiunque altro.

Certamente ci sarà più Italia a Vicenza che nella piazza del 2 giugno abusivo targato Pd.

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