Interni

La Rai (di sinistra) e le fake news dietro lo sciopero

Il vertice della Rai mette nero su bianco che i suoi giornalisti - almeno quelli iscritti al sindacato di sinistra Usigrai - dicono e scrivono fake news

La Rai (di sinistra) e le fake news dietro lo sciopero

Ascolta ora: "La Rai (di sinistra) e le fake news dietro lo sciopero"

La Rai (di sinistra) e le fake news dietro lo sciopero

00:00 / 00:00
100 %

Il vertice della Rai mette nero su bianco che i suoi giornalisti - almeno quelli iscritti al sindacato di sinistra Usigrai - dicono e scrivono fake news. Non male per essere un «servizio pubblico», è come se il ministro degli Interni sostenesse che i poliziotti rubano e quello della Sanità che i medici uccidono. Il problema è che, molto probabilmente, è proprio così, i giornalisti - invero non solo quelli della Rai - sono propensi se non proprio a mentire almeno a omettere, a sterzare la verità secondo convenienza, a indignarsi a comando. Questa volta il «comando» del sindacato rosso è di scioperare oggi per la difesa del posto di lavoro e contro presunte censure che i vertici imporrebbero nei tg e nei programmi di approfondimento per non disturbare il governo. Ohibò, da quando in qua i giornalisti Rai si battono per disturbare il governo di turno? Ma, soprattutto, perché mai un servizio pubblico dovrebbe disturbare il governo? La sua funzione non è disturbare, bensì informare con equilibrio, intrattenere, una volta era financo istruire.

La verità è l'inverso di quello che viene sostenuto: se governa la destra, e solo se governa la destra, giornalisti, conduttori e ospiti (vedi caso Scurati) si prendono la libertà non prevista di usare la Rai per fini politici di opposizione, un palcoscenico pubblico pagato da noi tutti usato per fini privati.

Detto che l'opposizione politica, dati alla mano, non ha mai avuto tanto spazio e visibilità sulle reti Rai, lo sciopero di oggi fa più sorridere che preoccupare e non solo perché pretestuoso e politico: i giornalisti Rai sono tra le categorie più protette, privilegiate e intoccabili del mondo del lavoro, il che dovrebbe consigliare loro, fosse solo per pudore, forme di protesta diverse da quelle in uso tra ferrotranvieri e metalmeccanici.

C'è di buono che il danno per tutti noi è minimo: se sciopera l'azienda trasporti locale ci tocca andare a piedi, se si fermano i treni è il caos, ma se scioperano i tg della Rai la soluzione è assai più semplice: basta un clic sul telecomando e si cambia canale, l'offerta è ampia e, nella maggior parte dei casi, pure di qualità.

Commenti